Saturday 12 February 2011

LoveFilm

Una cosa che non ho mai sopportato dell'affittare i film é il fatto che bisogna riportarli in fretta al negozio. In Inghilterra c'é un servizio chiamato LoveFilm che sta facendo una grandissima concorrenza al colosso Blockbuster ed io ora ne sono un accanito sostenitore.
Ho fatto un veloce video che spiega come funziona il servizio...quindi é inutile che io stia qui a spiegarvelo :)



Oltre ad ordinare online i film é possibile vederne alcuni online in streaming, cosí mentre si aspetta la posta non ci si annoia.
La cosa intelligente é che si paga mensilmente una quota  (noi abbiamo quella da 9.99£) e se non rimandi indietro il film non ti spediscono quello successivo...quindi se provi a fare il furbo e vuoi fregarti il film paghi la quota a vuoto.

Friday 11 February 2011

Questa mi mancava...

Non avendo la tv non posso essere aggiornata sugli spot che girano qui ma a quanto ricordo sono normalmente gradevoli. Se poi ce n'e' qualcuno veramente degno di nota mi viene segnalato in ufficio dal mio manager (che di TV ne guarda pure troppa).
Questa settimana mi ha fatto vedere questo qui sotto dell'Honda Jazz il quale si e' carino ma mi ha colpito per un'altra cosa, una cosa che non avevo ancora visto. Se ancora non c'e' sicuramente arrivera' presto anche li' data la nostra malattia per la televisione e per gli Iphone (che tra l'altro non vedo piu' in grande quantita' qui).

Questo lo spot 'This Unpredictable Life' (questa vita imprevedibile):



Invece qui sotto un video veloce che spiega cosa potete fare con il vostro iphone:


Wednesday 9 February 2011

Ecco cosa mi fanno mangiare a merenda...

Una (buona) usanza del mio team é quella di portare dei dolciumi a lavoro e di condividerli con tutti i membri del dipartimento di animazione. Appena portata la prelibatezza mandiamo una mail a tutti gli animatori dicendo che il tot cibo si trova su un tavolo il cui nome é la fusione dei nomi e/o cognomi delle due persone alle sue estremitá.
Ad esempio se io metto qualcosa sulla cassettiera fra me e James, scrivo: "C'é una torta sul Jimkie!" (Jim+Frankie) oppure "ciambelle sullo Sternanson!" (Sternativo+Stevenson) e cosí via.

Qualche giorno fa mi portano questo:
Appena vedo la scatola sbotto a ridere :D Per poi scoprire che Dick, non é solo quello che tutti pensano....ma é anche il diminutivo di Richard.
Ora...io dico... ok per un diminutivo...ma chiamare cosí una merendina mi sembra un po' esagerato no? :D

Tuesday 8 February 2011

Il mio grosso, grasso matrimonio...zingaro

L'alto livello culturale e qualitativo della televisione in Italia mi ha portato quasi ad odiarla. Da bambina ho trascorso pomeriggi interi in compagnia della tivvù ma al tempo era ancora abbastanza guardabile ora come ben sappiamo è diventata un vero schifo.

La televisione inglese, per quanto ho potuto vedere, è un pò meglio, più che altro meno sessista (meno volgare per intenderci), meno chiassosa e fortunatamente non fa scuola. La maggior parte dei programmi spazia tra cucina (che poi non viene messa in pratica), aste, talk show alla Maria De Filippi (ma un pò più violenti), arredamento e documentari.
Ora i documentari sono molto vari da Superskinny vs Supersize (supermagro vs superobeso) ai classici di storia e animali. Ora noi non abbiamo la televisione, o meglio abbiamo l'oggetto in sè ma non paghiamo il canone e se qui non paghi il canone il segnale proprio non ti arriva, ma dai discorsi dei miei colleghi mi incuriosiva un documentario in particolare: My big fat gipsy wedding.



Fermo restando che non ci sono molti gipsy/zingari in Inghilterra o almeno non più che da noi, il programma si basa su una parte della vita di questa comunità: la celebrazione delle feste primo fra tutti il matrimonio.
La cosa assurda è il contrasto che c'è tra il loro stile di vita "feriale" e quello "festivo". 
Adesso io questa cosa non l'ho mai vista tra gli zingari che ci sono da noi quindi presumo appartengano ad un'etnia diversa.
Più che spiegarlo bisogna vederlo vi invito quindi a guardare il promo della serie qui sotto (non serve capire l'inglese anche perchè essendo in parte analfabeti parlano male e ci sono spesso i sottotitoli) e se vi interessa approfondire qui tutta la serie.


Thursday 3 February 2011

Il rapporto dottore - paziente in Inghilterra

L'idea per questo post mi è venuta mercoledì quando ho fatto una capatina in farmacia.
Per chi non lo sapesse io sono nato e cresciuto circondato da persone che hanno studiato medicina: i miei genitori, mia zia, alcuni loro amici ed i loro colleghi sono tutti persone in gamba che hanno studiato sodo per aiutare noi potenziali ammalati.
Avevi un raffreddore? "Prendi questo 2 volte al giorno dopo i pasti".
Mal di pancia? "Prendi mezza pillola di quest'altro 3 volte al giorno, e se stai proprio male fai 4 ma non di più".
Insomma, l'avete capito, ad ogni sintomo e/o domanda facessi la risposta era sempre pronta e l'aiuto non mancava mai.

Poi sono partito. E sono diventato un pelo ipocondriaco.


Esistono farmacie così in italia?


Qui le farmacie (di solito Boots che è una catena più grande) sono come dei supermercati: reparto raffreddore, reparto diarrea, reparto febbre e così via. Inoltre le medicine inglesi sembrano tutte dei prodotti per spurgare un lavandino intasato:


Con cosa si cura la febbre in Italia? Con la tachipirina!

E come te la curi in Inghilterra? Col Lemsip MAX! 
(dai....sembra quasi un veleno per insetti...)

Ora potrete capire facilmente che se io ho un problema non mi fido dalla scatola, e quindi chiedo sempre al farmacista. La scena più ricorrente è quella che è accaduta anche l'altro giorno....io chiedo un medicinale, la farmacista mi porta al reparto e poi mi fa la fatidica domanda "Che ne pensi di questo medicinale?" io me la guardo e rispondo "E che ne so io? La farmacista è lei! Che mi consiglia di grazia?"
Poi per fortuna si svegliano e ti fanno le domande di rito del tipo "Quali sono i sintomi?" "Da quanto ce l'hai?" eccetera eccetera.

La barzelletta, purtroppo, non si ferma alle sole farmacie, ma si estende anche al medico generico, e questa è la cosa che di solito mi preoccupa di più: la scorsa primavera Alessandra è stata molto male, aveva un fortissimo mal di testa, nausea, e non ci vedeva bene. Insomma era ridotta a tocchetti. Era ormai sera e non sapevamo bene cosa fare, ed io ho fatto una ricerca approfondita su internet (cosa che in teoria non si dovrebbe fare, visto che non posso essere certo della "diagnosi" visto che non ho studiato medicina) e riscontrando tutti i suoi sintomi ho detotto che avesse l'emicrania con l'aura.
Il giorno dopo siamo andati dal dottore insieme, e dopo aver fatto spiegare ad Alessandra i suoi sintomi, il dottore ci dice che era stato un avvelenamento da cibo (a pranzo aveva preso del sushi) e che non ci sarebbe stato problema.
A me però questa cosa puzzava...la diagnosi era stata data con troppa fretta e secondo me ci aveva preso sotto gamba, tant'è che io intervengo inventando il fatto che avevo parlato con i miei (non potevo dire che avevo visto su internet, se no non mi avrebbe nemmeno considerato) e che loro avevano detto che era quel tipo di emicrania, e le ho sottolineato il sintomo della vista con i flash.
Il dottore si ferma, sta zitto e dopo pochi secondi e mi fa: "Ma lo sai che i tuoi genitori hanno ragione?" e ci spiattella tutta una nuova diagnosi.

Purtroppo di scene come queste ne ho viste ormai diverse, il paziente viene analizzato superficialmente, tutti ti dicono che bastano 2 pasticche di paracetamolo e passa tutto, e nel caso il problema persiste per altri 2-3 giorni di ritornare da loro.
Ma io dico: 2-3 giorni? E se poi mi ammalo gravemente perchè tu confondi dei calcoli con un mal di pancia?

Un consiglio? Documentatevi sempre tanto, estenuate di dettagli i vostri dottori e spingeteli a ragionare, o camperete poco in Inghilterra.

Wednesday 2 February 2011

Guidare in Inghilterra

Era tempo che volevo scrivere questo post per raccontarvi la grande differenza nel modo di guida degli inglesi rispetto agli italiani (o per essere piú precisi ai romani).
A Roma il concetto di guida non é piú quello di prendere un veicolo personale per spostarsi da un luogo A ad un luogo B, e nemmeno quello che una linea retta é la distanza piú breve fra due punti.
Guidare nella mia cittá natale é come prepararsi alla guerra. Anche solo prima di partire ti viene il nervoso perché sai che ci metterai forse lo stesso tempo che impiegheresti andando a piedi, che non troverai parcheggio, che ti taglieranno la strada, che faranno i prepotenti in qualunque momento possibile e mentre ti lamenti ti mandano a fanculo, che invece di fare una via fai un giro dieci volte piú lungo perché cosí risparmi (forse) cinque minuti. Certe volte nemmeno prendi la macchina per poi non stare un ora a cercare parcheggio.

Qui no.

Qui la cosa che piú mi ha scioccato (a Cambridge ovviamente, ma anche a Londra ed altre citta in cui sono stato con la macchina) é l'educazione delle persone:
-sei in una strada trafficata e stai per raggiungere un incrocio? Ti fermi prima dell'incrocio per far passare le macchine che vengono da sinistra.
-rispettando molto i limiti di velocitá
-appena il semaforo diventa verde non si attaccano al clacson (anche perché qui prima che diventi verde si accende il giallo! :D)

Oggi é successa una cosa che mi ha quasi commosso:



questa mattina c'era molto traffico e la milton road era tutta intasata (le macchie nere sono le macchine in coda andando da sinistra verso destra). Come potete notare nella rotonda alcune macchine nere venendo dalla direzione in basso a destra si erano accodate. Le macchine verdi, notando questa cosa si sono fermate.
Come mai vi chiedete? Cosí da far passare me e le macchine rosse! :O
Passando in bicicletta mi sono quasi fermato per stingere la mano alle macchine verdi!!!
Dovrebbero mettere questi esempi nei nostri libri di scuola guida alla voce "educazione".....

Tuesday 1 February 2011

L'esigenza inglese di non porsi domande



Se c'e' una cosa che ho imparato bene della cultura inglese, e devo dire mi spiace anche, e' quanto loro poco combattano per le cose che vogliono. In generale si lamentano abbastanza dietro le quinte ma poi lasciano andare le cose come stanno. La definizione piu' giusta che riesco a trovare e' non si pongono e non pongono domande.

Questo aspetto e' venuto fuori svariate volte sul lavoro. Come ben sapete in ogni azienda si trova personale che non lavora e si copre dietro il lavoro degli altri, non piace a nessuno ma c'e' e in qualunque posto del mondo andrete ne troverete sempre. 
Purtroppo qui in Inghilterra c'e' l'aggravante che le aziende sono viste come sorta di grande famiglia e spesso chiudono un occhio e non mandano o richiamano queste persone con la conseguenza che il lavoro per loro lo deve fare qualcun'altro. Fin qui non racconto nulla di nuovo.

Recentemente e' accaduto un episodio che mi ha fatto letteralmente cascare le braccia. Premetto che da noi esistono quattro reparti ben differenti che si occupano di design e layout. Il nostro che si chiama Art Studio composto da grafici che creano il design, Editorial composto da persone che impaginano due riviste senza l'uso di particolare creativita' e fanno solo quello e Prepress che io definirei persone che sanno usare un software (Quark Xpress) e che lavorano solo secondo precise istruzioni del cliente senza metterci creativita' (che tra l'altro non hanno non essendo grafici) ed infine Production anche qui persone che sanno (sapere e' un parolone) usare un software che gli permettere di preparare il quotidiano e le riviste per la stampa la cosidetta imposition.

Succede che ogni mese in media mandiamo in stampa una rivista, che va direttamente nelle mani di Production. Il loro compito e' semplice e ogni volta toppano. Pochi giorni fa ci richiedono di modificare una cosa nel layout delle pagine di tutte le riviste (per chi ne capisce lo smargino), per tagliare corto un lavoro non lungo ma nel caso di una delle riviste si. In realta' il cambiamento non porta beneficio a nessuno se non a loro e sarebbe facilmente sviata se sapessero fare bene un lavoro di base semplice. Non ci viene dato un motivo per questo cambiamento ma la cosa che mi ha lasciato senza parole e' stato che solo le riviste curate dal mio reparto saranno afflitte da cio'. Le stesse due riviste, di base uguali, curate dal reparto Editorial no. La motivazione? "Perche' loro non sanno quello che fanno voi si"

Detto questo, il mio manager si e' lamentato un pochino ed era un po' annoiato dalla cosa. Io mi sono lamentata e ho chiesto spiegazioni piu' plausibili in risposta ho avuto il silenzio. Cosi' la prossima settimana perderemo tempo a fare una cosa perfettamente inutile che alcuni colleghi non dovranno fare perche' altri lo faranno per loro e quest'ultimi a loro volta hanno chiesto a noi di farlo per facilitargli la vita. Sono un po' confusa. Tutto questo circo perche' qualcuno vuole facilitarsi il lavoro alle spalle di qualcun'altro. 

E se mi chiedo o mi lamento che cosa mi viene detto? "Ah adesso viene fuori il temperamento italiano!" Prego? Gli do atto che siamo un popolo di lamentoni pero' e' anche vero che prendere sempre tutto come viene senza porsi domande non e' la risposta.
Questo e' solo un episodio, capitano di frequente situazioni del genere. Un altro pratico esempio sono stati i mesi passati ad insegnare a Prepress un minimo di grafica per potergli passare i lavori piu' semplici e piccoli che per noi sono una perdita di tempo e ora a distanza di mesi gli stessi lavori ce li ritroviamo sempre noi. Ma nessuno sa perche'....e soprattutto nessuno si preoccupa di sapere perche'.
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